Type de texte | source |
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Titre | Discorsi del poema eroico |
Auteurs | Tasso, Torquato |
Date de rédaction | |
Date de publication originale | 1594 |
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Auteurs de la traduction | |
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Date d'édition moderne ou de réédition | 1964 |
Editeur moderne | Poma, Luigi |
Date de reprint |
, p. 23
Forestiero napoletano — Peraventura è vero quel che voi dite, perché se l’impresa è fatta della pittura e del disegno non ha bisogno di parole. Conte — Sogliono i pittori, e gli scultori nondimeno far le inscrittioni nelle statue, e nelle pitture alcuna volta. For — Solevano gl’antichi pittori, come dice Aristotele nel Sesto della Topica, aggiungere l’inscrittione per dichiaratione della cosa dipinta : ma questa per suo giuditio è imperfettione nella pittura, come nella difinitione, che non s’intenda di qual cosa elle sia difinitione : percioché la pittura deve esser conosciuta per se stessa senza aiuto estrinseco.
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(livre III), p. 149
Il poeta dee esprimer i costumi come fanno i buoni pittori, fra’ quali Polignoto imitò i migliori, Pausone i peggiori, e Dionigi i simili. Omero esprese questa diversità de’ costumi meglio di tutti gli altri ; perciò che la poesia fu tirata in diverse parti e quasi distratta secondo i propi costumi de’ poeti : e i più magnifici imitarono l’azioni più belle e de’ più simili a loro, ma i più dimessi quelle de’ più vili, componendo da prima villanie e ingiurie, come gli altri laudi e celebrazioni.
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(lib. III), p. 152
In somma, sì come nelle pitture non basta il disegno s’insieme non si veggiano i costumi, così nel poema non è bastevole la favola senza l’espressione di quest’altra parte. E possiamo paragonare le poesie ch’hanno il costume alle pitture di Polignoto ; ma quelle che ne sono prive all’imagini depinte da Zeusi, sì veramente che la favola fusse eccellentissima e senza costumi.
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(libro I), p. 62
Dico adunque ch’in tutte le cose si dee riguardare all’ultimo, come dice Aristotele ne la Topica; ma l’ultimo è uno, ladonde non si può ritrovare unitamente in molti particolari; ma considerando le bontà nell’eccellenze che sono divise fra molti, si forma l’idea della bontà e dell’eccellenza, come formò Zeusi quelle della bellezza quando volle dipingere Elena in Crotone; e questa differenza è per aventura fra l’idee delle cose naturali che sono nella mente divina, e quella dell’artificiali, delle quali si figura e quasi dipinge l’intelletto umano: ché nell’una l’universale è innanzi le cose stesse, nell’altro dapoi le cose naturali. L’idea dunque delle cose artificiali è formata dopo la considerazione di molte opere fatte artificiosamente; nelle quali tuttavolta non è l’ottimo, ma quella è migliore che più l’avvicina. Dovendo dunque io mostrar l’idea dell’eccellentissimo poema eroico, non debbo preporre per esempio un poema solo, bench’egli fosse più bello de gli altri, ma, raccogliendo le bellezze e le perfezioni di ciascuno, insegnare come egli si possa fare bellissimo e perfettissimo insieme.
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